“Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. È quanto si legge nell’articolo 49 della Costituzione italiana, che fa da stella polare per tutti coloro che guardano all’impegno politico e sociale come un elemento fondamentale per la propria vita.
In questo testo, infatti, trovano legittimazione i partiti, considerati strumenti essenziali per la democrazia e il pluralismo, ma anche, implicitamente, si ribadisce l’importanza della partecipazione e del coinvolgimento sui grandi temi della politica, sia locale che nazionale.
Spiegare correttamente l’articolo 49 della Costituzione italiana è dunque fondamentale per comprendere al meglio i capisaldi della vita pubblica.
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Il testo, in particolare, riprende, approfondisce e specifica quanto detto nell’articolo 18. Quest’ultimo promuove infatti la possibilità di associarsi in maniera libera, senza la necessità di autorizzazioni particolari.
Non si tratta però di una libertà illimitata: come indicato dalla Costituzione, non si devono perseguire fini vietati alle singole persone dalla normativa penale. Allo stesso modo, non sono ammesse associazioni segrete o che ricercano scopi politici mediante mezzi militari.
Ma rispetto all’articolo 18, l’articolo 49 aggiunge un pezzo in più, anzi due.
Prima di tutto, si pone l’accento sull’importanza dei partiti nei nostri sistemi politici moderni. In secondo luogo, si sottolinea il ruolo della partecipazione democratica nella definizione della politica nazionale. Una chiamata collettiva per dare il proprio contributo al bene comune.
Vediamo allora più nel dettaglio questi due aspetti, approfondendo l’articolo 49 della Costituzione italiana e la sua spiegazione.
I partiti sono i protagonisti della vita politica degli Stati democratici: secondo lo storico britannico James Bryce, “nessun grande Paese libero è stato senza di essi. Nessuno ha mostrato come un governo rappresentativo possa operare senza di essi. Essi creano l’ordine dal caos di una moltitudine di elettori”.
Storicamente, i grandi partiti di massa hanno permesso di consolidare le grandi istituzioni repubblicane, a partire dal secondo dopoguerra. Un periodo complesso, che vedeva l’Italia uscire dalla dittatura fascista e da una guerra mondiale, guardando proprio ai partiti come un mezzo per ripartire.
Queste realtà, infatti, svolgono da sempre una duplice missione:
I partiti, intesi come associazioni private non riconosciute e organizzate stabilmente, godono dunque di una grande libertà, seppur non illimitata. Come ricordato poco sopra, sono escluse finalità segrete o di carattere militare.
Un altro vincolo è stabilito all’articolo 98, con limitazioni al diritto di iscriversi ai partiti per magistrati, militari di carriera in servizio attivo, funzionari e agenti di polizia, rappresentanti diplomatici e consolari all’estero.
Va tuttavia rilevato che i partiti non sempre hanno goduto o godono di buona salute: alcune problematiche interne , infatti, possono diventare delle vere e proprie “patologie”, caratterizzate da fenomeni patronali, leadership autoreferenziali e ricerca di interessi privati.
Inoltre è sempre calda la questione del finanziamento, che resta materia di accese discussioni ancora oggi.
In questo contesto, da tempo si cerca di introdurre una maggiore democrazia all’interno dei partiti stessi, ritenuta da molti necessaria per migliorare la selezione della classe dirigente. Da qui le proposte per una loro regolazione legislativa, sulla scia di quanto fatto in altri Paesi, cercando un equilibrio tra libertà e fenomeni disgregativi e personalistici, che rischiano di degenerare in partitocrazia.
Ma c’è un altro aspetto aspetto legato all’articolo 49 della Costituzione italiana, la cui spiegazione è fondamentale. È infatti importante ricordare che i partiti sono uno strumento privilegiato che hanno uno scopo preciso: favorire la partecipazione alla vita politica di tutti i cittadini. Eppure negli ultimi anni è cresciuto l’allarme per fenomeni come l’astensionismo e la disaffezione da parte della popolazione.
Come ricordato dai media, ad esempio, alle Europee del 2024 i votanti sono stati meno della metà (49,69% del totale), questo nonostante si sia votato anche per le amministrative in molti comuni d’Italia. Nella precedente tornata elettorale la percentuale era al 54,5%.
Ancora più preoccupante l’andamento dell’affluenza alle regionali di Lazio e Lombardia del 12 e 13 febbraio 2023: nel primo caso il dato si è attestato al 37,2%, nel secondo al 41,68%. Una disaffezione verso la politica, dunque, che riguarda anche l’ambito locale e che segnala un malessere difficile da inquadrare, ma ormai radicato.
Un fenomeno che deve far riflettere soprattutto per quanto riguarda la fascia della popolazione più giovane. Ciò è causato:
Per questo motivo è urgente intervenire per invertire la rotta. Un’esigenza sentita anche a livello internazionale: come ricordato in un documento dell’Asvis (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) nel 2023 il Segretario Generale delle Nazioni unite Antònio Guterres ha raccomandato nel Policy brief “Meaningful Youth Engagement in Policy and Decision-making
Processes” alcuni provvedimenti per tentare di risolvere il problema.
Tra questi, ricordiamo:
Ma sono tante altre le azioni che si possono attuare per sensibilizzare i ragazzi sull’argomento. Fondazione Articolo 49, fin dal nome, ha a cuore queste tematiche. Per questo ha dato vita a molte iniziative educative pensate per i più piccoli.
Basta pensare al progetto “Viva la Costituzione, la Costituzione è viva!”, un percorso didattico che ha permesso di presentare anche ai più piccoli i valori della Carta fondamentale del nostro Paese. Un’iniziativa di grande interesse, che nell’annualità 2023/24 ha coinvolto oltre 230 istituti, 496 classi, 9.140 alunni della scuola primaria. Al centro, numerose attività multidisciplinari, facilmente inseribili all’interno dell’insegnamento dell’educazione civica.
Perché il valore della partecipazione si impara fin da piccoli.